04 ottobre 2006

Una parola buona

L'altra sera mi è capitato di sintonizzarmi su non ricordo quale canale della Rai che stava trasmettendo la fiction su Giovanni Falcone. In un dialogo tra Massimo Dapporto-Giovanni Falcone ed Elena Sofia Ricci-Francesca Morvillo gli autori fanno dire all'attore che interpreta il giudice che è stata accolta la richiesta di trasferimento a Roma inoltrata dalla moglie e che "il ministro ci ha messo una parola buona". Non so quanto sarà stato contento Claudio Martelli, il ministro. Di Falcone, anche a volerlo, purtroppo non potremo mai sapere. Ma certo, buttare lì quella frasetta, anche se forse nell'economia della fiction serviva a evidenziare il buon rapporto tra giudice e ministro, non è stata un'ottima idea. A prescindere dal contesto e dalla validità delle persone da cui prende spunto questo post, il messaggio, più o meno, potrebbe essere inteso così: anche Falcone, monumento dell'integrità, ricorreva alla parolina buona del ministro. E allora giù a cascata, ognuno per ciò che può, cerchiamo le parole buone del presidente di regione, di quello della comunità montana, del sindaco, dell'assessore e dell'assistente dell'assessore. E poi, sempre più giù, sdraiamoci sul divano di un qualche potentino di turno che poi un posto in cui imbucarci si trova. Non è un pippone moralista. E' che parolina dopo parolina, a furia di imbucati che sorpassano i meritevoli, il buon funzionamento delle strutture rischia di diventare obiettivo secondario.

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