Mi pare che ci sia un non detto grande come una casa in questa protesta dei "professionisti" contro la finanziaria del governo. Anzi, mi pare tanto che il mirino sia puntato altrove, anche se sembra fisso sulla finanziaria. Perché, sì, ci saranno questioni bizantine che possono stare dentro questo o quel cavillo, certo, ma non tali da motivare una manifestazione di giacche e cravatte che in piazza, al massimo, vanno a prendere l'aperitivo. C'è la riforma delle aliquote irpef, ma riguarda tutti, invece a protestare sono solo i "professionisti". Non c'è spazio per progetti, investimenti, ricerca e innovazione, ma questa è l'ultima delle preoccupazioni dei "professionisti" che protestano.
C'è qualcosa che non quadra, insomma. E' che "professionisti" è termine improprio. Un impiegato alle Poste non è un professionista? E un operaio in fabbrica? Un magazziniere? Un maestro? Un'addetto alle pulizie? Un cameriere? Un ricercatore universitario? Un addetto al marketing assunto con contratto a tempo determinato o a progetto? Non sono professionisti? Eppure non protestano. Dei professionisti - qui sta il punto - protesta solo quella parte che ha una quota di reddito che può rimanere invisibile al fisco la quale, si badi, non è assolutamente messa a repentaglio dalla finanziaria o dalle nuove aliquote irpef ma dalle intenzioni espresse quasi quotidianamente dalla maggioranza di stanare l'evasione fiscale. E' contro questa intenzione che i "professionisti" alzano le barricate. E' per mantenere un privilegio che consenta loro di rimanere tecnicamente dei fuorilegge. Forse sarebbe più corretto chiamarli antiproibizionisti dell'evasione fiscale. Ma si offenderebbero, ché antiproibizionismo sa di droga. E l'evasione fiscale? Cos'è l'evasione fiscale? Loro preferiscono dirsi liberali.
PS: su questa questione e dintorni c'è su Leonardo un post lucidamente cattivo.
19 ottobre 2006
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