29 agosto 2006

Imbarazzi bipartisan

La partenza dei soldati italiani per il Libano con la missione di coadiuvare il ripristino di condizioni di pace tra Israele ed Hezbollah non ha mancato di riservare qualche spunto interessante. Come non provare un senso di tenerezza per il ministro della Difesa Arturo Parisi nell'ascoltare la conclusione del suo discorso di commiato alla schiera di militi in divisa? Per stemperare la retorica patriottarda del risorgimental-nazionalistico "Viva l'Italia", il ministro si è sentito in dovere di aggiungere una sequela di viva che quasi il discorso non finiva più: "l'Europa, la pace e l'Onu", mi è sembrato di ascoltare. Dura essere ministro della Difesa di un governo di centrosinistra che invia soldati all'estero, seppure con il compito di riportare la pace e possibilmente senza usare le armi.
E come non provare una sana compassione nel vedere gli esponenti del centrodestra - che quando gli parli di uomini in divisa inciampano in una sorta di riflesso pavloviano che li porta all'irrigidimento delle membra - contorcersi fra il sì a una missione alla quale non potevano dire di no e i mille distinguo sui pericoli, le regole d'ingaggio e le chiarezze dei compiti e delle responsabilità. Loro, che hanno inviato soldati in teatri di guerra che al confronto la pericolosità del Libano è più o meno quella una gita sociale?

La quarta di copertina

Non ci avevo mai riflettuto perché, con non poca presunzione, pensavo che la mia scelta fosse universalmente condivisa. Invece ho da poco scoperto che tra le tante divisioni tra gli umani c'è anche quella tra chi legge preventivamente la quarta di copertina e chi la evita accuratamente, almeno fino alla fine della lettura del romanzo. Per me vale la seconda. Di più. Non leggo neanche le trame dei film sul retro delle videocassette a noleggio. Accetto consigli, vivo di passaparola, ma evito accuratamente che chi mi consiglia qualcosa scenda nei particolari. Ho sempre pensato che sapere in anticipo, per esempio, che la Nanà di Zola "muore di vaiolo in hotel" o che in "Almost blue" c'è "Simone, ragazzo cieco", e Alessio, che vi risparmio quello che fa nel caso in cui non aveste ancora visto il film, mi infilerebbe in un binario precostruito da altri e toglierebbe un po' della magia del sogno che si fa quando ci si tuffa in letture e visioni. E poi c'è il rapporto di te, che leggi e vedi, con chi ha scritto. Forse in maniera un po' infantile e possessiva a me non piace che sia mediato da altri. L'opera d'arte, diceva qualcuno, una volta messa al mondo è di chi la fruisce. A me piace sorbirla in esclusiva. Poi ne parlo con gli altri. Solo dopo, però.

27 agosto 2006

Come Dio (slight return)

Ho scoperto qui una cosa che non sospettavo.

Le domande della vita

Ma l'ombelico si scopre a causa dei pantaloni a vita bassa o delle magliette troppo corte?

26 agosto 2006

Come Dio

Nei giri lungomare mi è capitato di imbattermi in una di quelle t-shirt tipicamente estive con una scritta in mezzo che recita così: "Dio c'è ma non sei tu. Rilassati", che è una delle più felici battute da me apprezzate di recente. Soprattutto quanto mai adatta ai tempi, visto l'aumento esponenziale della schiera di coloro che si ritengono i mandatari dell'onnipotente su questo angolo di universo.
Voi non avete qualcuno davanti al quale la indossereste, quella maglietta?

25 agosto 2006

La risacca del passato

Non so dove ho letto o sentito che uno dei sintomi della vecchiaia è quello di trovarsi a passare la giornata pensando mediamente più al passato che al futuro. Non credo di essere ancora arrivato a tanto, anche se il libro della memoria si fa sempre più folto. Ieri sera però nel passato sono autenticamente ripiombato, e mi ci sono trovato anche benino. Merito di Radio uno music club, soprattutto di Mauro Zanda alla conduzione che ha dissotterrato roba tipo Pere Ubu e Dream Syndicate, che nel delirio ho addirittura scambiato per gli Hoodoogurus, tanto è il tempo passato da quando si ascoltavano questi gruppi preistorici, risalenti a periodi avanti-cd e avanti-internet. Mancavano solo Church, Big Country, Alarm, magari una spruzzatina dei primi incazzati U2, e la traslazione nel tempo sarebbe stata completa. (Tra l'altro, a differenza dei dinosauri del rock che hanno continuato a produrre roba insulsa, alcune cose di questi gruppazzi di fine Ottanta ora relegati a un trafiletto nelle enciclopedie del rock, non sfigurerebbero affatto neanche oggi).

24 agosto 2006

Si può fare

Ecco un'altra delle cose che mette in crisi la sinistra rigida: può esistere un esercito di divise in grado di svolgere una missione di pace. Certo, manca la prova dei fatti, ma almeno sulla carta la forza di interposizione che dovrebbe partire per il Libano queste caratteristiche le ha tutte, compresa la premessa: la risoluzione dell'Onu che addirittura è stata formalmente accettata dalle parti in conflitto. Certo, per dirla con Rossana Rossanda che sul manifesto di oggi si allontana dalla posizione di Gino Strada, sarebbe meglio "una folla disarmata a quindicimila soldati (...) ma una forza civile di interposizione non c'è".

23 agosto 2006

Spartiti spariti

Dopo lo sharing di file mp3, anche scambiarsi tablature per chitarra e basso diventa un reato

Rivelazioni per neofiti

Non conoscevo la doppia vita di Elio, il cantante delle Storie tese, né tantomeno i tenores de Neoneli, gruppo sardo sulla scena da trent'anni. Mi è capitato di vederli dal vivo per due volte nel giro di pochi giorni e oltre al piacere di sentirli (lo spettacolo merita davvero) ho scoperto un lato di Elio che non sospettavo, non avendo mai preso in considerazione le Storie tese né lui. Bene, questo cantante "demenziale", da circa dieci anni, nei ritagli di tempo, va in giro a cantare in sardo e in costume a mo' dei cantadores più consumati, come testimonia la foto. Voglio dire, lui è uno che a Ferragosto potrebbe andare a godersi i lauti guadagni fatti con "Mio cugino" e affini su una qualsiasi spiaggia tropicale o frequentare la Sardegna dei vips (la s in italiano non si metterebbe, ma è voluta per dare alla parola quella punta di veleno che merita). Invece no, si mette in costume, e in gioco, per andare a girare le piazze di paese di quest'isola affascinante di cui i vips estivi suddetti sono solo un aspetto marginale e assolutamente sovradimensionato. Continuerò a non riuscire ad ascoltare un album intero di Elio e le storie tese dall'inizio alla fine, ma la mia considerazione di Elio, per quel poco che può valere il parere di un neofita, è enormemente aumentata. E' sempre una buona notizia un po' di sana e disinteressata passione in un mondo in cui "anche il sole sorge solo se conviene".

12 agosto 2006

Solo brevemente

Solo brevemente per augurarvi delle belle giornate, si spera di autentica rilassatezza vacanziera e per segnalarvi che oggi, per chi fosse in zona, il cialtrone dei palindromi (MaM) presenterà a Vacone (Rieti km 31,7 della S.S 313) una serata letterararia in cui verranno torturati due scrittori provenienti “dal norditalia”.

03 agosto 2006

Radio kills the video star

La cosa mi frulla in testa da almeno un paio d'anni, poi leggendo qui ho pensato di postarla, perché credo abbia un qualche interesse generale e anche per sapere come la pensa chi dovesse leggerla. Non seguo abitualmente la tv ormai da qualche tempo mentre sempre più spesso ascolto la radio (i tre canali Rai, e qualcuna "di movimento" su internet). Chiaramente, non è stato un processo deciso a tavolino, più semplicemente una spontanea evoluzione dei gusti. Solo successivamente ho tentato di razionalizzare la cosa. Un'avvertenza: ho smesso di demonizzarla, la tv, da tempo, semplicemente perché la si può spegnere se non la si trova interessante, e se non ci riesci, beh, sono problemi tuoi. Anzi, qualche programma mi piace parecchio (sempre più spesso quelli di La7, prima che iniziasse la programmazione estiva, o quelli di Piero Angela e famiglia). Però, quando non c'è niente che m'interessi, se prima contuinuavo a zappettare qua e là, ora spengo. Anzi, in genere accendo solo se c'è un programma che ho interesse davvero a seguire.
Successivamente, dicevo, ho provato a razionalizzare la cosa. E ho scoperto 1) Che tranne poche trasmissioni radiofoniche che scimmiottano i talk show televisivi più banali, in genere chi viene chiamato a discutere su un argomento ha davvero cognizione di causa: la figura del politico tuttologo che affronta indifferentemente i temi della giustizia come quelli della tragedia mediorientale è pressoché bandita. 2) Che la scaletta degli argomenti trattati in radio è infinitamente varia e stimolante e non così rigidamente attaccata alle questioni quotidiane e che quando le questioni quotidiane vengono trattate lo si fa con maggiore acutezza di quanto non lo si faccia in tv. 3) Che alla maggiore varietà degli argomenti fa riscontro un infinitamente maggiore ricambio di interlocutori interpellati. 4) Che alla radio si fanno cultura e varietà-intrattenimento. In tv la prima si vede poco, il secondo in genere è noioso. 5) Che alla radio, anche se pure la Rai è massacrata dalle playlist, si trovano delle oasi in cui capita di sentire musica di qualità, a volte addirittura indipendente. Della tv sull'argomento, meglio non parlarne. 6) Che la radio è sobrietà, la tv spesso è caciara.
Insomma, per non starla a fare troppo lunga, ho notato che quando spengo la radio spesso ho imparato qualcosa o conosciuto realtà che non sospettavo (l'ultima: una puntata su Timbuctu di Trame, spettacolare). Con la tv questo non mi accadeva da tanto.