30 luglio 2006

Libridine #2

Dico la verità.
Avevo in mente di parlare di un altro scrittore, semiesordiente e italiano e incredibilmente anche grande amico mio e di Corrado.
Ma poi mi è capitato tra le mani questo libro, come un fulmine a ciel sereno e dal titolo allettante: “Jim Morrison: vita, morte e leggenda” dalla berlusconiana Mondadori.
Penso subito all’ennesimo sfruttamento carognesco di uno dei morti che più hanno reso al bizness letterario-musicale (si dice che “Nessuno uscirà vivo di qui” abbia venduto e vende ancora come mai nessun libro che tratti di musica abbia fatto).
Leggendo la retrocopertina scopro invece che Stephen Davis è un biografo rigoroso, già alle prese con Rolling Stones, Led Zeppelin (in Italia pubblicato da Arcana) ed Aerosmith.
Compro quindi il ponderoso volume e nei due susseguenti giorni mi immergo in quello che è la distruzione di tutti i miti del cantante americano, costruiti negli ultimi quarant’anni (tranne, naturalmente, quello artistico).
Piccola premessa: per me Morrison e i Doors hanno sempre rappresentato qualcosa di unico nella storia del rock, un’inconsueta e geniale mistura di rock e teatro, di musica blues onirica che non ha mai avuto epigoni.
Ma la lettura in gioventù di QUEL libro (prestatomi da Fabrizio e mai restituito, oggi sono pronto a farlo) mi ha fatto crescere e ha fatto crescere quel mito che oggi viene ridimensionato dalla lettura di una biografia che rende onore all’artista ma non nasconde le debolezze e l’umanità della persona.
Solo per dire cattiverie ricordo che uno dei traduttori è R. Bertoncelli (quello dell’Avvelenata Guccinesca), già autore di articoli critici nei confronti del Re Lucertola (cfr. introduzione italiana ai testi dei Doors ).
Va beh, direte voi, che si dice di quel libro? Inizio col dire come è stato reintitolato dalla cerchia degli amici di Jimmy il bestseller di Jerry Hopkins (un astuto giornalista che aveva fiutato l’affare) e di Danny Sugerman (un ingenuo ragazzino che leggeva le lettere di Jungle Jim): Nothing here but lots of lies, cioè qui non c’è nulla tranne un mucchio di bugie). E il libro che prende il titolo dall’inizio di una delle più significative canzoni di Jim (five to one, baby, one in five, no one here gets out alive) viene smontato e disattivato con un realismo a volte crudo. Si dice anche che il “ghost writer” del libro sia l’arrivista e ambizioso Ray Manzarek che oltre a fomentare l’inutile e stupida leggenda che il cantante sia ancora vivo, riuscì nell’impresa di chiamare Robby Krieger (Densmore si rifiutò sdegnosamente) nel vicino 2003 a riformare i Doors con Ian Astbury (ex Cult) alla voce e Stewart Copeland (ex Police) alla batteria.
Fortunatamente non ce ne siamo accorti. La lettura riesce ad informarci anche sulle personalità dei tre pards: il fondatore del gruppo Manzarek è in realtà un mellifluo arrivista incravattato e pronto a tutto per il successo, Krieger un seccatore dall’aria stordita di grandi doti musicali, Densmore che agli inizi era il nemico giurato di Jim poichè lo riteneva un coglione strafatto, dopo la sua morte si è rivelato l’erede del suo spirito sciamanico, se non altro non svendendosi e impedendo agli altri di farlo. (incredibilmente, dopo le cause legali di Densmore e della famiglia Morrison gli altri cambiarono il nome in Doors of the Twenty-First Century. Fecero ripetutamente sold-out. Non so con quale faccia, pensando alla scaletta che contemplava Roadhouse Blues e When the music’s over come inizio).
Il libro non è assolutamente tenero con la condotta fuori dalle righe del Re Lucertola fin dalla sua adolescenza turbolenta: in particolare si mettono in evidenza episodi in cui fa capolino una presunta bisessualità che nascerebbe da una molestia sessuale subita da Jim da bambino da un membro della sua famiglia. E’ certo che ebbe un’esperienza omosessuale in Florida, nel 1962 con una persona più grande di lui. E’ certo che aveva una spiccata preferenza per i rapporti anali con le donne.
L’unica cosa in cui tutti concordano è l’incredibile voglia di ottenere attenzione dagli altri (all’inizio dalla famiglia) con comportamenti da cazzone che comprendevano esibizioni camminando in bilico sui cornicioni, l’atteggiamento che non l’abbondonerà mai da ubriaco di fare il razzista che grida ai passanti, che piscia e vomita in pubblico, che schiaffeggia le donne e viene sbattuto fuori dai bar, che perde i sensi improvvisamente. Davis propone una sua lettura dei frequenti e improvvisi svenimenti di Morrison: una forma di epilessia non diagnosticata che lo faceva stramazzare al suolo fin dalla sua infanzia, ma che lui riusciva a nascondere con le sue sceneggiate da finto morto (sul palco avvenne più volte).
Non so se possa essere credibile. Il quadro clinico che fa Davis è quello di una persona incredibilmente impulsiva, disturbata, sociopatica, ma anche di una sensibilità intellettuale fuori dalla norma e in grado di tirare fuori dei capolavori in mezzo alla sbornia perenne.
Molte sarebbero gli episodi inediti da raccontare ma per non dilungarmi prendo un estratto a caso:
[ la prima volta che la ragazza di John Densmore Julia Brose vide Jim, in un aeroporto de Midwest, era privo di sensi abbandonato sotto una panca, contro il muro. Bill Siddons aveva messo due bidoni della spazzatura davanti alla panca perché non potesse scappare se tornava in se. disse Densmore con disprezzo . ]
Leggere questo libro, per non dire altro che possa disturbare la vostra curiosità, è stato un bel viaggio in un passato indimenticabile che necessitava di ulteriori, e si spera definitivi, dettagli.
Alla prossima.


23 luglio 2006

Generazioni musicali #2

E' vero.
Fabrizio ha colto una discontinuità importante nei comportamenti sociali della gioventù attuale.
Non c'è più la tendenza a far parte di gruppi chiusi verso l'esterno, con una propria musica, un proprio abbigliamento e a volte anche un proprio vocabolario.
Eppure questa era una tendenza che durava fino dalla metà degli anni cinquanta, almeno all'estero.
Qualcuno di voi si ricorderà i "Teddy Boys", poi vennero Mods e Rockers, gli Hippies o figli dei fiori, il Glam, il Punk, l'Heavymetal, il New-Romantic, il Grunge.....
Questi sono quelli che mi vengono in mente in maniera più o meno cronologica.... e oggi?
Io parlo anche dal punto di vista dell'educatore che ha a che fare con adolescenti e so che la musica è uno dei migliori veicoli di comunicazione.
Ebbene si, la maggior parte dei ragazzi non vede la stranezza di possedere nello stesso "guardaroba musicale" nomi come Vasco Rossi, Eminem, Laura Pausini, System of Down e Gigi D'Alessio magari in mezzo a cd di house e techno.
Io la vedo e spesso la lascio notare anche se cerco di non dare un giudizio di valore.
Il fatto, secondo me, è che quei Movimenti Musicali creavano dei modelli (patterns li chiamava un Prof. di Sociologia) in grado di dare alle persone che li frequentavano un doppio regalo: un ruolo sociale e un'identità.
Oggi, se sono stati abbattuti gli steccati e strappate le divise, i ragazzi mi paiono un pò in debito d'identità.
E questo, anche se detto da un fresco quarantenne, non vada interpretato come la classica geremiade verso "i giovani d'oggi".

22 luglio 2006

Infiniti, solitudini, attimi

Qui un pezzo della mostra fotografica di Wim Wenders alle Scuderie del Quirinale (Roma) fino al 27 agosto.

Le dimissioni di Cacciari

Qui la dichiarazione in Parlamento con la quale Paolo Cacciari annuncia le sue dimissioni per non riuscire a votare il rifinanziamento della missione in Afghanistan.

Responsabilità e coscienza

Marco Revelli intervistato da Matteo Bartocci sul manifesto:
Marco Revelli, sociologo e storico esponente del movimento, è rimasto molto colpito dalle dimissioni da deputato di Paolo Cacciari e indica in quel gesto un segno limpido ma drammatico della crisi politica delle sinistre italiane. Crisi che passa anche e soprattutto nella fine del rapporto tra politica e movimenti. «Paolo - sostiene Revelli - ha fatto la cosa giusta nel modo giusto, ha messo in evidenza in modo drammatico tutta la distanza che separa oggi la dimensione della 'politica di stato', che è la politica che si fa in parlamento, dalle ragioni di un movimento mondiale per la pace. E' una distanza abissale, che non sta nella soggettività delle persone ma nell'ordine o nel disordine attuale delle cose».
Perché quelle dimissioni ti sembrano così dirompenti?
Lui l'ha spiegato benissimo in aula richiamandosi al dissidio tra l'etica della responsabilità e la coscienza. La prima ti dice che devi scegliere il male minore dati i rapporti di forza in parlamento e tra le grandi potenze, la seconda ti dice che hai il dovere di sottrarti.
Perché è necessario sottrarsi?
Perché tutti gli stati del mondo ragionano in termini di politiche militari. Continuano a considerare solo l'uso monopolistico della violenza contro un terrorismo che rompe quel monopolio. In un crescendo simmetrico di distruttività gli stati rispondono al terrorismo per rimpossessarsi della violenza e si apre il vaso di Pandora che è la guerra. Nel momento in cui una follia assoluta e distruttiva come la guerra dilaga nell'azione dei diversi soggetti politici all'opera, Paolo ha scelto di affermare in termini assoluti che l'azione militare deve essere bandita da ogni livello della sfera mondiale.
Ma se si è dimesso senza votare contro quella guerra non si è sottratto alle sue responsabilità?
Con quella scelta apparentemente moderata ma in realtà molto radicale ha messo in evidenza sia ciò che si dovrebbe fare sia ciò che non si può fare, perché non c'è spazio per un tipo di argomentazione non violenta nella politica statale. Tutte le scelte che si fanno sono scelte tragiche. Cacciari ha dichiarato la contraddizione e si è collocato su un versante solo del problema, consapevole che il prezzo da pagare è quello dell'inefficacia: ha scelto una posizione di impotenza. Ma chi sceglie la «potenza», invece, nello stesso tempo si colloca dentro un sistema che non permette di dire l'unica cosa che si dovrebbe dire e cioè che ogni azione militare è folle.
Dunque la politica nelle istituzioni e la politica nei movimenti sono del tutto inconciliabili?
L'equivoco nasce nel pensare che un partito politico che agisce sul terreno della politica statale come soggetto totale, che quindi deve fare i suoi calcoli di efficacia e di utilità, possa veicolare le ragioni di un movimento che appartiene a un altro spazio e a un altro tempo. Il primo ha tutti gli strumenti che servono ma non li usa, il secondo è del tutto consapevole dei rischi e delle minacce ma non ha strumenti. Nessun partito può saldare questa contraddizione e se dice di farlo esprime una falsa coscienza.
Però se lui si è candidato forse sperava che non sarebbe stato così.
Io ora sono in una inoperatività assoluta e completa. Posso pensare l'altrove ma non posso intervenire. D'altra parte chi ha scelto di intervenire si preclude la possibilità di «pensare». I vincoli sono oggettivi e vanno riconosciuti: le grandi potenze, i partiti, un passato che non trapassa, il terrorismo, i fondamentalismi, sono l'unica logica che muove il mondo della diplomazia e dei governi oggi. Se sei parte di quella logica ne sei vincolato.
Lo è anche Pietro Ingrao, quando dice che l'Afghanistan è secondario rispetto ai drammi del mondo e il governo non può cadere su questo?
Fa una scelta avendo valutato tutta la sua drammaticità. Fa una scelta come quella di Cacciari ma sul versante esattamente opposto, sceglie l'operatività per minimizzare il danno. Non credo che Ingrao pensi che sia un bene la missione in Afghanistan, pensa che quel voto sia il male minore, che è un prezzo che si può accettare di pagare in assenza di alternative migliori: è il ragionamento dell'etica della responsabilità. Quello che proprio non mi piace invece è il gioco delle tre carte.
E cioè?
Cioè non mi piace chi gioca alla borsa della politica statale con le ragioni ideali dei movimenti, magari per regolare i rapporti di forza all'interno dei partiti o del proprio schieramento, o per acquistare visibilità. L'uso strumentale della pace all'interno dei rapporti di forza politici insomma proprio non mi va giù.
Gino strada ha detto che brinda per qualsiasi governo che cade sulla guerra. Tu mi sembri più pessimista, addirittura esclude che un'eventualità simile possa accadere.
I governi cadono solo sulle guerre perdute e non sulle guerre non fatte o vinte. Dopo le Falkland i macellai argentini caddero, dopo lo sbarco in Sicilia Mussolini cadde, ma di governi che cadono perché i parlamenti non approvano la loro politica bellica se ne sono visti davvero pochi.
Allora i movimenti che devono fare? Le guerre si fanno lo stesso...
I movimenti sono davanti a un punto di non ritorno. Non possono più vivere di rendita e cioè nell'illusione di poter condizionare le politiche degli stati accumulando forza per il «no alla guerra» e chiedendo ai governi di mettere in atto questo imperativo. I governi non rispondono. Anche se sei la «seconda potenza mondiale» la più piccola delle altre potenze statali continuerà a fare la sua guerra. Allora o tagli anche quest'ultimo cordone ombelicale tra il sistema degli stati e il movimento globale per la pace, decidendo che il tuo mondo è davvero un altro mondo rispetto al loro, oppure finisci per essere la comparsa secondaria dei loro G8 o dei loro summit. Scegliere di essere un altro mondo però vuol dire anche dotarsi di mezzi per intervenire nel mondo che c'è. Mezzi che non possono che essere in alternativa a quelli degli stati, e quindi non violenti. E poi devi agire sul terreno: non stai a Roma per fare la pace a Kabul, o a Beirut, o a Gerusalemme, devi andare lì. Forse servirebbero brigate internazionali non violente, analoghe a quelle che si formarono in Spagna per la guerra civile. Si deve insomma uscire dalla propaganda ed entrare nella operatività. Sei in grado di sostituire le agonizzanti soggettività morali di oggi solo se sei in grado di praticare con efficacia i tuoi obiettivi mettendo in campo mezzi adeguati ai tuoi fini. Ci sono biblioteche intere di arte bellica ma anche di tecniche non violente e di vero «peace keeping».
Forse il compromesso, o la contraddizione, sono esemplificati dalla spilla della pace di Bertinotti alla parata del 2 giugno: vado lì come presidente della camera ma ci porto anche la mia identità.
Avrei preferito che il mio amico Bertinotti invece di applicare quella spilla si fosse impegnato a mettere in bilancio anche solo un 5% dell'equivalente della nostra spesa militare per la creazione di forze rapide di interposizione non violenta nelle situazioni di crisi. E magari che avesse impegnato su questo la Sinistra Europea. Lì, in quella dimensione, forse il punto di sutura tra i due mondi potrebbe ancora essere trovato.

21 luglio 2006

Guerra

Credo che questa, in cui non ci sono palazzi distrutti né tagliatori di teste con ostaggi in bella mostra, sia peggiore delle tante immagini truculente che vediamo ormai da anni. Perché far autografare a una bambina il missile che di lì a poco verrà fatto piovere da qualche parte viola un qualche tipo di legge che se non è naturale, ognuno di noi porta dentro di sé come qualcosa di irriducibilmente umano: in quest'immagine c'è lo splendore della vita che spera la morte, l'innocenza e l'inconsapevolezza del male sporcate con la violenza. Non importa quale sia il teatro in cui ciò è accaduto, anzi è meglio non dirlo. Semplicemente, stavolta c'è stato un bravo fotografo che ha fermato un attimo che nella sua essenza si sarà ripetuto in modi diversi chissà quante volte e chissà a quante latitudini senza obiettivi davanti. Questa è semplicemente la guerra, bellezza.

20 luglio 2006

Ci risiamo

Come al solito, stiamo assistendo al massacro politico e purtroppo reale (vedi Libano) sulla nostra politica estera e vedo che il nostro ministro, baffetto degli Esteri dà il suo solito contributo (vedi Kosovo dieci anni fà e guarda l'Afghanistan adesso)

14 luglio 2006

Due risate

Qui la giornata-tipo dei "gladiatori" mondiali in Germania (grazie a Simona). Così, per sdrammatizzare un po', sennò qui la retorica fagocita anche i pochi neuroni rimasti in giro.

Generazioni musicali

Questo forse lo capisce bene solo chi ha dai trentacinque in su. Vi ricordate i paninari e i dark, i duraniani e i freak, i metallari e le mille altre genie musicali o pseudotali che hanno costellato l'adolescenza di chi è nato tra i fine Sessanta e gli inizi Settanta? Bene, pare che oggi non esistano più. Voglio dire, ognuno ha le sue inclinazioni, i suoi gusti, le sue tendenze. Ma è più difficile trovare ventenni fossilizzati su un solo genere. C'è la musica, che è bella un po' tutta (a me ultimamente è capitato di rivalutare anche qualche pezzo dei Duran che disprezzavo tout court alcuni lustri fa). La generazione venuta dopo l'ha capito meglio di quella di chi oggi sta intorno ai quaranta. Così, finalmente, capita che si trovi sempre più spesso chi fa convivere nella sua discoteca personale Ludovico Einaudi e gli Africa Unite, i Sigur ros e i White Stripes, Capossela, Waits e Cave con la techno più spericolata. Sono stati abbattuti un bel po' di steccati, insomma. E questo non può che far piacere a chi si sentiva claustrofobicamente ristretto nella lotta tra moncler (si scrive così, vero?) e chiodi borchiati. Insomma, i giovani d'oggi (mi ero imposto di non usare questa locuzione lisa, ma m'è scappata lo stesso) mi paiono da questo punto di vista un po' più liberi di quanto lo eravamo noi trenta-quarantenni del Duemila alla loro età. Lo si vede anche dall'abbigliamento. Sì, ci saranno pure degli "stili", ma almeno sono sparite le divise. Sento già l'obiezione di qualcuno: "Più liberi nelle forme, più standardizzati nel pensiero". Forse. Ma anche su questo ci sarebbe da discutere. Chi si occupava di cosa succedeva fuori dal suo giardino di casa era un marziano qualche tempo fa. Oggi no. Anche questa è una piccola conquista.

Pistoia Blues

Gran Parterre Grandi emozioni, bellissimi ricordi, io, Fabrizio e tre file piu avanti Stevie Ray Vaughan con la sua Stratocaster..... [color=#FF0000]SPETTACOLARE!!!! [/color]

11 luglio 2006

Brilla, diamante pazzo

E' morto Syd Barrett. Prima di abbandonarsi a sé stesso aveva fondato una delle migliori band del Novecento e regalato al mondo un paio d'album geniali.

10 luglio 2006

Confronti

C'è chi fa rosicare esibendo a ventiquattr'anni di distanza il biglietto del concerto dei Rolling Stones a Torino l'11 luglio 1982, cioè la penultima volta che l'Italia vinse il mondiale. Credo che ognuno di quelli che avevano un'età che permetteva di avere ricordi abbia ripensato ieri sera a quello che fece quella sera, con chi stava, eccetera. Lasciando da parte le cose personali, che ognuno c'ha le sue: è nostalgico dire che vincere il mondiale battendo prima Argentina e Brasile e poi strapazzando i tedeschi in finale è un pizzichino meglio che vincerlo ai rigori contro i francesi che ci hanno fatto tremare e dopo aver eliminato Australia e Ucraina?

Le domande della vita

Che cosa starà facendo ora Cassano?

Prova di resistenza

Provate a vincere un mondiale con Toni, che non stoppa una palla da quando giocava nel cortile di casa. Provate a vincere un mondiale aspettando Totti per sei partite e mezza ottenendo lo stesso risultato dei personaggi di Beckett che aspettano Godot. Provate a vincere un mondiale con Camoranesi, l'abusivo seduto su uno dei rami dell'albero genealogico delle grandi ali destre italiane sul quale stanno Franco Causio e Bruno Conti. Provate a vincere un mondiale scegliendo di far giocare Grosso mentre gli esperti della stampa non aspettano altro che voi inciampiate per criticarvi di non aver utilizzato Oddo. Provate, poi ditemi se il detestabile Lippi non è un grande allenatore.

PS: Se uno dice che la Francia ha giocato nettamente meglio la finale (come l'Italia aveva giocato nettamente meglio a Rotterdam nel 2000) è antipatriottico?

Test a risposta multipla

Al governo da pochi mesi S., la nazionale va in finale di Coppa del mondo. La partita finisce in parità e si va ai rigori. La nazionale perde perché un fuoriclasse sbaglia il rigore facendo schizzare la palla in tribuna.
Al governo da pochi mesi R., la nazionale va in finale di Coppa del mondo. La partita finisce in parità e si va ai rigori. La nazionale vince perché il rigore lo mettono dentro tutti, anche chi ti saresti aspettato che avrebbe fatto schizzare la palla in tribuna.

A- S. porta sfiga
B- S. è vittima di un complotto demoplutomassonicogiudaicocomunista
C- R. c'ha un gran culo

07 luglio 2006

Mica c'ha tutti i torti

Dice Luca Sofri: "Se il tifo per la nazionale non fosse una cosa irrazionale e istintiva, spererei che i mondiali li vincesse la Francia: una squadra di persone serie, mature, eleganti, non tatuate, in cui il più pirla è più colto e intelligente del nostro presidente di Lega. Una coppa del mondo è fatta per le mani di Zidane, o di Henry, o di Thuram. Ma poi sarò contento di vederla in quelle di Buffon".

Le domande della vita

Dice che Zapatero non parteciperà alla messa che papa Ratzinger celebrerà a Valencia. Perché, doveva?

Calciopedagogia

Eccoli alla carica, capitanati dal ministro della Giustizia, che sul Corsera di oggi ridà fiato a tutti quelli che sotto sotto speravano che la Nazionale di Lippi desse una mano e ora vedono il sole spuntare all'orizzonte. A dirla tutta, chi non va allo stadio da anni, alimenta il sistema calcio solo indirettamente con qualche chiacchiera sporadica, non ha mai pagato un centesimo alle tv a pagamento e quando gli dicono "parabola" pensa alle funzioni di analisi che lo perseguitavano da adolescente, potrebbe anche fregarsene di Calciopoli e delle relative pene. Ma sì, chi se ne importa se Moggi, Della Valle, Lotito, Galliani, Meani, figli d'arte e grandi figli di hanno turlupinato milioni di persone che peraltro, diciamola tutta, avevano un'alta propensione a farsi fregare? E chi se ne frega di un mondo dove - eccola Calciopoli - già a livelli dilettantistici l'intrallazzo indigna pochissimi e si guadagnano stipendi da manager giocando in squadre di paese?
Nessuno gode nel vedere infliggere pene. E ci sono sicuramente reati più gravi da sanzionare e cose più serie di cui prendersi briga. Non solo. Il perdono lo si capisce in pieno (un po' meno quando è una strada a senso unico dove passano solo le berline di lusso di potenti e plurimilionari).
Però poi non si venga a fare la morale sui giovani che non hanno più valori di riferimento e bla bla bla.
A Nino che si farà e l'anno prossimo giocherà con la maglia numero sette stiamo insegnando che per vincere c'è una scorciatoia comoda: tuffarsi in area per ottenere un calcio di rigore da un arbitro compiacente. In campo (e questo sarebbe il meno, perché sul prato verde giocano la finta, l'astuzia e anche un pizzico d'inganno). E fuori. Ma tutto questo Clemente non lo sa. Viva l'Italia.

04 luglio 2006

Se

Se uno fosse sicuro che mandano la Juve in serie C e il Milan in B, sarebbe quasi tentato dal mettersi a tifare Italia.

02 luglio 2006

Parole manifeste

Mutuo da qui un elenco, credo del tutto provvisorio, di blog e siti che solidarizzano con il manifesto e/o hanno avviato campagne di sottoscrizione:
parolescomode.splinder.com: La libertà costa
soviet.ilcannocchiale.it:
Teoria & Prassi
bunkr.splinder.com: Giornali: la chiusura del Manifesto
masaccio.ilcannocchiale.it: Il mostro e il miracolo
guerrillaradio.iobloggo.com: L'emergency del Manifesto
spartacusdue.splinder.com: Salviamo il Manifesto
caosekosmos.ilcannocchiale.it: Salviamo "il manifesto"!
lavalanga.splinder.com: senza titolo
www.pressante.com: Salviamo il Manifesto
carlo-carlo.blogspot.com: Salviamo Il Manifesto
iostocolmanifesto.ilcannocchiale.it: blog dedicato al Manifesto
titollo.ilcannocchiale.it: I veri problemi della sinistra italiana - post a scomparsa
intifadaglobale.splinder.com: ¡Que Viva Il Manifesto!
la-lucha-sigue.ilcannocchiale.it: Sostieni un bene comune...
pasqualedigennaro.ilcannocchiale.it: Allora che si fà signori e signore blogger..!!???
aldino.ilcannocchiale.it: Via Tomacelli, abbiamo un problema
ilsilenziodeisentimenti.splinder.com: Qui Via Tomacelli: Abbiamo Un'emergenza
unoenessuno.blogspot.com: Sostieni un bene comune
stefanomentana.ilcannocchiale.it: Salviamo "Il Manifesto"
nessunascusa.splinder.com: Salviamo il Manifesto!
www.valvola.org: Il Manifesto rischia di chiudere!
annirossi.splinder.com: Operazione Manifesto!!!
p2.splinder.com: Manifesto
jaba.splinder.com: Il mostro
caf-avenue.blogspot.com: Ancora una crisi
blog.alice.it/bloggers/perrifondazione: Sostenete Il Manifesto
euno.wordpress.com: sostieni il manifesto
diavoloinme.splinder.com: Quella ragazza col Manifesto sotto il braccio
alterinfo.splinder.com: Salviamo il mostro!
aspettandogodot.splinder.com: senza titolo
bluines.blogspot.com: salviamo Il Manifesto
pietrospbo.blogspot.com: Salviamo il manifesto!
umader.splinder.com: Pessima carta e terribile inchiostro
www.bloggers.it/supramonte: Il manifesto secondo Voltaire
maurobiani.splinder.com: Manifèstati
senzabavaglio.ilcannocchiale.it: Appello per salvare "il Manifesto"
orabasta.iobloggo.com: Anch'io sto con il Manifesto
meslier.ilcannocchiale.it: Abbiamo un problema
ilquartostato.ilcannocchiale.it: Mio caro mostro..
pierpaolo.ilcannocchiale.it: Sostieni il Manifesto
emaetizi.ilcannocchiale.it: "Il Manifesto": un bene comune
irlanda.ilcannocchiale.it: Salviamo il manifesto!!!!
sierramaestra.splinder.com: senza titolo