Wittgenstein condanna la canea sull'indulto a Chiatti. In parte ha ragione ma trascura alcuni aspetti della vicenda. Chiatti ha commesso due omicidi ai danni di bambini che scossero non poco l'opinione pubblica. Non solo. Ha detto lui stesso, Chiatti, cosa confermata da chi di queste cose se ne intende, che rimesso in libertà potrebbe compiere altre cose del genere. In un caso come questo si pone un problema: la giustizia non può avanzare come un treno in corsa e applicare le medesime norme ai casi più disparati con la stessa rigidità di un binario. A nessuno si augura una pena solo afflittiva, almeno per quanto mi riguarda. Ma è evidente che casi del genere necessitano di una cura particolare. Sostenere che l'indulto è cieco e valido erga omnes è una constatazione dello stato di cose, ma lasciarle così, le cose - in questo caso applicare lo sconto di pena a Chiatti così come a un "normale" condannato - aiuta ad assottigliare la fiducia già scarsa che fasce di popolazione nutrono nel sistema giustizia. La questione dei delitti e delle pene è ardua. Ma vale la pena che qualcuno ci si cimenti seriamente per evitare ulteriori corto circuiti tra sistema e opinione pubblica. E per evitare che chi rappresenta un serio pericolo sociale sia messo nelle condizioni migliori per non nuocere. L'orizzonte delle pene del resto, non può contemplare solo il carcere.
Wittgenstein
04 ottobre 2006
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