Anche per uno che di teologia sa niente, la sorpresa era stata inevitabile nel leggere le cose dette dal papa a Ratisbona su cristianesimo, islam e dintorni. Al di là delle interpretazioni del tutto trascurabili di uno che nei confronti delle religioni continua a nutrire dei pregiudizi al momento insormontabili, mi è capitato di leggere su Repubblica di ieri Renzo Guolo che scrive: "Il Papa ha toccato un tasto delicatissimo. Parlando del Profeta Muhammad e di sure coraniche Benedetto XVI ha infatti violato un tabù consolidato: le religioni possono parlare tra loro di etica, pace, famiglia, o di quella stessa secolarizzazione contro cui vorrebbero fare fronte comune, ma mai di dogmi o testi sacri altrui. In quel caso la comunicazione si spezza, perché scatta un immediato riflesso identitario".
Ora, Ratzinger è perfettamente al corrente della problematica illustrata da Guolo e le ire scatenatesi nel mondo musulmano sono la prova più fedele della scivolosità del terreno quale si è mosso il papa. Senza soffermarsi nel merito delle questioni poste, l'interrogativo è se in un momento surriscaldato come questo sia opportuno che un fine intellettuale come è Ratzinger se ne esca con cose del genere, essendo poi costretto a una marcia indietro repentina sia per salvaguardare l'incolumità dei cattolici in zone del mondo già difficili di per sé, sia per evitare di offrire un ulteriore motivo alle tesi di chi l'islam lo sta già utilizzando strumentalmente. Lo dipingevano come uno molto legato a Giovanni Paolo II, Ratzinger. Sulle questioni di bioetica, forse. Quanto alla politica estera, ha già innovato parecchio. Se del vecchio papa risuonano ancora i settimanali appelli alla pace e al dialogo, da questo le parole sul tema sono state scarsissime, inversamente proporzionali a quelle spese invece per giustificare seppure indirettamente - sulla base del fanatismo islamista che ammorba quelle aree - l'operato dei governi occidentali in questi ultimi orribili cinque anni nelle terre martoriate dalle guerre. Ecco perché, lo dico con la massima umiltà, forse la chiesa cattolica ha sbagliato a sceglierlo come suo rappresentante in un momento come questo. Chi avrebbe mai detto che ci sarebbe toccato di rimpiangere Wojtyla?
16 settembre 2006
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1 commento:
Oggi ho letto l'intervista che dava Repubblica ad Ali Agca, beh!! anche lui è della tua (e anche mia) opinione, anzi auspica delle dimissioni immediate, consigliando il card. Ruini o Tettamanzi allo scranno che fu di S.Pietro !!
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