Dovevo parlare di Stefano nella scorsa elucubrazione libridinosa, ma si e' messo in mezzo nientemeno che Jimmy Morrison e non ho potuto fare a meno di parlarne.
Ora pero' occupiamoci di un autore che una volta tanto conosco bene, se non altro per averci passato insieme delle belle estati della inconsapevole infanzia.
Si, perche' il suddetto Mellini militava in una banda de regazzini rivale di quella di cui facevamo parte io e Nirva e ci si sfidava in tenzoni di allegre sassate.
Naturalmente siamo poi diventati amici.
Ma bando ai ricordi e passiamo ad oggi.
Mellini debutta per caso in un concorso letterario che si tiene nella natia Ravenna e lo vince con "Sorrisi di cartone" romanzo di ispirazione autobiografica che a me sembra a tutt'oggi una grande opera prima, con le naturali imperfezioni che si possono perdonare e con le genialita' che non ritroverai nelle prossime prove.
Di tutt'altro respiro e' quello che viene considerato il suo vero primo romanzo "Stella Rossa" per i tipi di Fernandel.
Qui i dialoghi, la lingua e la storia stessa si affinano, direi quasi si asciugano e lasciano allo scoperto i nervi vivi di chi scrive, la sua rabbia che sembra provenire dai recessi dell’anima.
Una rabbia che e' comunque rappresentativa del mondo odierno e delle realta' che Stefano frequenta, non solo dal punto di vista letterario ma anche da quello della vita vera.
L'autore e' infatti medico di strada, che si districa tra emarginazione, droga e immigrazione.
La trama in fondo è semplice: in un quartiere di città non ben identificato ma che ci immaginiamo fatto di palazzoni grigi dell’I.A.C.P, c’è una squadra di calcio di terza categoria chiamata Stella Rossa.
Al suo interno militano i giovani emarginati della zona, gente senza speranza e senza futuro, che si barcamenano tra furti, droga e, quando capita, lavori precari.
La loro squadra fino ad allora non ha mai vinto, almeno finchè non arriva Hamir, immigrato marocchino che non condivide l’attitudine violenta dei suoi compagni.
Con lui la squadra inizia a vincere ma ci mette lo zampino la burocrazia italiana che in un controllo rende il calciatore indesiderato, non in possesso del permesso di soggiorno e quindi trasferito in un C.P.T. (centro di permanenza temporanea). A questo punto i suoi compagni, in primis la voce narrante di Rocco, decidono di far evadere il loro amico. Mi fermo qui e ho detto già molto.
Dovrei dire anche del tratteggio della personalità dell’io narrante di Rocco. Ma Stefano mi guarderebbe male.
Lui non si definisce neanche scrittore e guarda a ciò che scrive come ad un rigurgito che deve espellere il più in fretta possibile, e non pensarci più. Può sembrare una presa di posizione da artista “maudit” ma vi giuro che conoscendolo posso garantirvi il contrario.
Il libro è comunque ben scritto e ti si pianta nell’anima come una freccia. Ma non sto facendo pubblicità quindi cercatelo solo se siete interessati e se volete sentire una voce autentica dai bassifondi.
Dalle alte sfere, d’altronde, non sentirete mai niente, tranne parole senza senso.
03 settembre 2006
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1 commento:
E' uno di quei libri che comprerò sicuramente, per non sbagliarmi l'ho ordinato alla casa editrice e non vedo l'ora di leggerlo (per il giudizio, non mi interpellate... sarei troppo di parte :) )
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