22 giugno 2006

Libridine # 1

Pedro Juan Gutierrez


Cari ragazzi questo è il primo appuntamento, come da tempo vi sproloquiavo, per mettervi al corrente dei libri che più mi sembrano meritevoli d’attenzione tra i millanta che la mia tossicodipendenza da lettura mi impone.
Dovendo dare un titolo giornalistico come Fabrizio mi consiglierebbe direi BUKOWSKI SI E’ REINCARNATO A CUBA.
Beh, si, questo Gutierrez è cubano fino al midollo e se le sue saghe scoperecce e alcoliche lo fanno somigliare incredibilmente al vecchio sporcaccione californiano c’è da dire che la materia viene trattata con piglio assolutamente personale e con un pizzico di sapore latino in più.
Poi, siamo d’accordo, le femministe bolleranno il povero Pedro Juan (tra l’altro anche lui si racconta in prima persona come il vecchio Chinaski) di maschilismo ad oltranza, misoginia e quant’altro…..
Il libro di cui propongo la lettura si intitola ANIMAL TROPICAL ed è forse quello più autobiografico, poiché riprende le vicende vissute dall’autore in un viaggio in Scandinavia dove ha la possibilità di paragonare la differenza tra la “caliente” Avana e l’immobile Stoccolma.
Il confronto tra i due mondi è lacerato dalla prorompente vitalità di Pedro Juan che destabilizza le sicurezze di Agnes, professoressa universitaria affascinata dall’animalità tropicale del suo ospite che, nel gelo svedese, anela di rivedere la sua “jinetera”(in cubano le ragazze che si prostituiscono).
Il bello di Gutierrez, come avrete capito, è tutto nei dialoghi, di una secchezza micidiale infarcita di espressioni vernacolari che sicuramente hanno messo a dura prova il traduttore (tra l’altro d’eccezione, Pino Cacucci, grande esperto italiano di letteratura latinoamericana ).
Spiegare perché Gutierriez oggi è uno degli scrittori più importanti del mondo è un’impresa improba e contemporaneamente semplice.
E’ sicuramente difficile avvicinarsi al mondo cubano popolato da straccioni affamati, puttane disposte a tutto per un dollaro, ma la curiosità tipicamente occidentale ci può aiutare.
Quello di cui sono sicuro è che difficilmente incontrerete una prosa così diretta, smaccatamente sfacciata e autoironica, dove non c’è paura di vivere, ad onta di situazioni di fame reale e disperazione non solo interpretata ma sofferta interiormente.
Il paragone con Bukowski, infatti, muore sul nascere leggendo Pedro Juan, cioè, si scopa e si beve anche di più (anche se con ragazze giovani e non catorci, rum e non whisky ), ma è il “lifestyle” che cambia: con Buk siamo ancora in America, terra di opportunità per tutti, tranne per chi volontariamente non ne vuole approfittare come Chinaski, scazzato per professione.
La Cuba di Pedro Juan, invece, è terra di predoni affamati dove chi non si trasforma in truffatore, puttana (o l’equivalente maschile), trafficante di merci al mercato nero o altri mestieri simili è praticamente perduto.
L’unica salvezza, sembra dire Gutierrez, rimane il sesso, uno dei maggiori introiti del prodotto interno lordo cubano, ma anche uno dei simboli della liberazione a cui neanche Castro ha saputo far fronte.
Anche il nostro autore, tra l’altro , ha dovuto attraversare le forche caudine della pubblicazione in patria: se è vero che non si trovano appunti verso il regime cubano è anche chiaro che i continui riferimenti alle situazioni REALI della vita quotidiana erano sgraditi al lider maximo.
Solo dopo molti anni, e solo dopo l’affermazione internazionale è stato possibile leggere i libri di Gutierrez a Cuba.
Lui, Pedro Juan, non ha mai detto una parola in proposito.

In Italia per le Edizioni e/o sono inoltre consigliati:
- trilogia sporca dell’avana
- il re dell’avana
Alla prossima ragazzi.

1 commento:

Nirva ha detto...

Ok me lo segno sul "taccuino" anch'io ultimamente sono passato al rhum :))))