Nei primi tre mesi del 2006 ci sono stati 61 attacchi a imbarcazioni da parte di pirati. Praticamente uno ogni 36 ore. A me la notizia ha colpito parecchio, anche se apparentemente lontana da noi terricoli poiché il teatro della stragrande maggioranza degli attacchi è nelle acque del sud est asiatico e di alcune coste africane. Ma del resto, quando si parla di pirati, non si pensa a Salgari, alla Malesia, a Sandokan? Il punto è che che Salgari scrive il primo romanzo nel 1882: oggi siamo nel 2006 e sono passati 124 anni. Il fatto che mentre io scrivo e/o mentre voi leggerete queste righe, con altissima probabilità c'è, ci possa essere stato da qualche ora o ci sarà un attacco di pirati ai danni di qualche nave, m'ha fatto riflettere su come il mondo per certi aspetti cambia lentissimamente. L'Ottocento sembra un'era geologica fa: gli imperi coloniali, i vestiti lunghi delle donne e i baffoni degli uomini, il patriarcato e le carrozze coi cavalli sulle strade non asfaltate. Oggi minigonne ed emancipazioni, computer, autostrade e macchine velocissime ci illudono di aver staccato definitivamente il cordone ombelicale con la storia che sta appena dietro di noi. Invece no, ci sono ancora i pirati. Fenomeno che dovrebbe far almeno sospettare che resistono sotto chissà quali e quante forme tanti di quei retaggi di cui in pochissimi tra quelli presi a girare vorticosamente nel frullatore dei tempi impetuosamente veloci che ci siamo dati, avvertiamo la presenza.
Un esperimento: pensate a quante differenze vedete tra la vita che scorreva nel 1682, quando in Valtrompia viene fondata la fabbrica d'armi Beretta, e 124 anni dopo, nel 1806, quando Napoleone invade il Regno dei Borboni.
14 giugno 2006
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