Ce l'ho fatta. Sono riemerso dalla lunghissima due giorni elettorale che mi ha tenuto al giornale quasi ininterrottamente: una messe di dati nazionali e locali da perderci la testa. Tanto che solo adesso sto riordinando le idee per capire cos'è successo.
Di primo acchitto devo dire che, come mi ha scritto qualcuno via mail (ma questo a dire il vero lo sospettavo da tempo) c'è un'Italia che la gente di sinistra che frequenta gente di sinistra non conosce. E anche se la conosce, non la capisce. Mettiamola - molto schematicamente e grossolanamente, perché la realtà non è fatta mai solo di bianco e nero - così: la tv è diventata forse per la maggioranza delle persone il principale filtro di approccio alla realtà circostante. La televisione, così come si è venuta caratterizzando in particolare dagli anni Ottanta in qua, è spot (prima non era così, basta fare la differenza con i vecchi Caroselli). E lo spot è una tecnica di comunicazione che è l'essenza del berlusconismo, televisivo e politico. Tanto che la gran parte dei leader del centrosinistra appaiono una sorta di brutte copie dell'originale. Questo è un primo punto di forza di Berlusconi: sa usare lo spot come pochi e non a caso, a suon di spot, ha monopolizzato la campagna elettorale anche sui giornali (che pure non sono solo spot, a differenza della tv). E la sinistra, piuttosto che sperimentare con convinzione una via sua, lo insegue ormai da un decennio su questo terreno minato
Poi c'è secondo me un altro punto. Berlusconi, oltre alla paura quasi atavica dei comunisti, intercetta un senso di fastidio diffuso per le ritualità della politica indicandole come "vecchie". La battuta pubblica, anche di dubbio gusto, il riferirsi agli "amici" Bush e Putin e i mille altri aneddoti che il sinistrismo si racconta al pub o alle cene più o meno altolocate scandalizzandosene, vengono vissuti da mezza Italia come una liberazione dal grigiume dei "vecchi" politici e fanno sentire "Silvio" uno di noi. Ciò va di pari passo con l'occhieggiare agli istinti più o meno incontrollati di ognuno: evitare di pagare le tasse o pagarne il meno possibile e, in definitiva, mettere all'indice "uno stato cinico e baro che piuttosto che aiutarci ci vessa". E' questa l'abilità più grande di Berlusconi: farsi percepire come uno come te, ma al tempo stesso, come uno che ti può riscattare perché ha il coraggio delle grandi imprese che tu senti di non avere.
E, specularmente, sta in questo il più grosso limite della sinistra o di gran parte di essa: farsi percepire come qualcosa d'altro dalla gran parte degli italiani che non siano militanti di vecchia data o di formazione saldamente di sinistra. Pensateci un attimo: che cosa hanno detto Fassino, Rutelli, D'Alema durante questa campagna elettorale, e non solo, che valesse una mobilitazione, oserei dire, dello spirito? Prodi, poverino, ha tentato, quando ha detto in sostanza che la precarietà del lavoro mina un pieno godimento del diritto alla vita o quando ha tentato di spiegare che stornare risorse da chi ne ha di più verso chi ne ha di meno è uno dei doveri di uno stato che si ponga il compito, anche minimo, di regolare la civile convivenza tra umani. Ma non ha certo fatto di questi temi dei veri e propri cavalli di battaglia. Ha preferito piuttosto impelagarsi nel "cuneo fiscale", che se provi a spiegarlo alla maggior parte dei teleutenti rischi di impicciarti anche tu che lo conosci. Io penso che la sinistra non si sia ancora ripresa dalla scoppola del 1989 e debba riacquistare coraggio e fiducia in sé stessa e specchiarsi nelle cose per le quali è nata: tentare di far star meglio chi non è nato bene. Lo dico molto laicamente e convinto che non può certo essere la politica a risolverti tutti i problemi (qualcuno l'ha fatto credere e non è andata per niente bene): oggi, nonostante abbia perso le elezioni, l'idea di incarnare i principi di liberazione la dà più Berlusconi che altri. Su questo dovrebbero riflettere i leader del centrosinistra, che assomigliano più, non me ne voglia la categoria, a dei bravi ragionieri che non a leader politici.
Ed è per tutti questi motivi che non credo che i prossimi cinque anni cambieranno, neanche di poco, la vita mia e degli italiani. Certo, ci sarà un'amministrazione più oculata e un cambio di alcune, solo alcune, priorità e di questo mi compiaccio. Ma penso che per poter dire di stare meglio occorrerebbero altre cose.
Me ne viene in mente una: il percepire, per una coppia, di poter liberamente procreare senza il ricatto che lei possa perdere il posto precario o l'assillo di non farcela ad arrivare a fine mese perché guadagni millecinquecento euro in due e l'affitto di due stanze ti si mangia metà entrate.
Ma dalla possibilità di regalarci anche solo questo piccolo sogno il centrosinistra attuale mi sembra assai lontano.
12 aprile 2006
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4 commenti:
"Io non mi sento italiano, e per fortuna o purtroppo lo sono", così cantava il fu Giorgio Gaber e purtroppo hai ragione tu Fabbrì, un'Italia spaccata in due senza che noi, popolo di sinistra ce ne fossimo mai accorti. Io poi la vivo proprio dentro, avendo dei colleghi che alla fine non lo dicono ma sicuramente hanno votato per il Nano Sciroccato (mica poi tanto) ed a sentirli parlare sono quelli che:
Parcheggiano in doppia fila
Camminano sulla corsia di sorpasso
Si esaltano per le nomination del grande fratello
Giocano al superenalotto (non si sa mai) e se vincono daranno sicuramente una parte in beneficenza (si,dà culo)
Sbavano per le veline
Invidiano i calciatori (per le veline)
"Che differenza c'è tra Camera e Senato"
"E' tutto un magna-magna"
"A me Belusconi m'ha dato mille euro pè li regazzini"
.......bastaaaaa
Caro Corrado, non parcheggio in doppia fila, non seguo reality alla tv, non gioco nemmeno a rubamazzetto e nessun'altra delle cose superficiali che hai scritto.
Purtroppo per voi siamo il 50% della popolazione italiana.
E purtroppo per voi, è una percentuale troppo alta per ipotizzare con presunzione che solo da quella parte ci siano i cretini, mentre la vostra sia piena di intellettuali e gente "in gamba".
Ho votato il centrodestra con convinzione per diecimila motivi, ma soprattutto perchè ho la fortuna di avere degli interessi economici da difendere, accumulati perchè tutta la mia famiglia per generazioni ha LAVORATO duramente e ha saputo investire i capitali con intelligenza.
Il bello è che se Berlusconi definisce gli imprenditori che votano a sinistra dei "coglioni" scatena un putiferio. Se lo fate voi e chi vi rappresenta... si può dormir tranquilli. Tristissimi.
Non prenderti la briga di rispondermi che tanto ero di passaggio girovagando tra i blog.
Saluti. :-)
Mi dispiace che il crollo di Forza Italia che tanto speravate non c'è stato: è ancora il primo partito d'Italia, dell'Italia che lavora.
Purtroppo per noi tutti, destra e sinistra se la maggiorparte di voi è così.
la mia è una risposta all'anonimo "che lavora" e che pensa (probabilmente)che altre persone che votano diversamente da lui non lo fanno.
forse c. ha ecceduto nei luoghi comuni di una certa identità di sinistra, tu non hai fatto altro che rispondere con gli stessi luoghi comuni ma di una certa destra.
il tristissimo forse è questo.
comunque sappi che se dichiari di votare per difendere i tuoi interessi economici la risposta te la sei data già da solo.....
il vostro interesse contro la nostra voglia di vivere la vita oltre gli interessi che non siano quelli economici...
in ogni caso, anche se di idee completamente diverse sei il benvenuto in questo blog.
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