Ieri ho visto un pezzo del concertone del Primo maggio. Sarà una pure una posizione civettuola, la mia, e che si sofferma su dettagli banali. Però, fatti salvi i gusti di ognuno, sono stato contento del fatto che i miei occhi abbiano concordato con le orecchie. Voglio dire che Piero Pelù che si agita sul palco fasciato in pantaloni di pelle alla Jim Morrison, quando con l'età che c'ha potrebbe essere quasi il padre dell'icona del lizard king morto a 27 anni mi è sembrato un po' ridicolo. Gianni Maroccolo in giacca seduto su uno sgabello a macinare note di basso che accompagnavano lo splendido set dei Marlene Kuntz era molto più credibile. Forse anche da questo si capisce perché il buon Gianni sia fuggito dai Litfiba ormai un paio di decenni fa, dopo aver partecipato ai migliori album della band che successivamente ha conosciuto un declino (in termini musicali) inarrestabile.
Il tempo passa e l'impressione che vado ricavando è che se non cambi, come hanno fatto i Marlene, Maroccolo e tanta altra gente stimabile, rimani sulla scena quasi esclusivamente per coltivare il tuo orticello, più che per amore dell'arte e della ricerca.
Ecco, davanti ai Marlene i miei occhi hanno concordato le mie orecchie, che apprezzano ormai da mesi il loro ultimo disco: set intenso, una "Nuotando nell'aria" più rarefatta dell'originale, quasi acusticizzata e quanto mai intensa, suonata con accanto una delle pietre miliari del rock italiano umilmente seduta su sgabello. Da quarantenni, insomma. Senza dimenarsi sopra le righe se non per seguire l'onda delle note, e con un abbigliamento - ecco la civetteria - che lascia alle star d'oltreoceano la pelle che fascia le natiche. Anche davanti a Piero Pelù, persona pure stimabile, gli occhi hanno concordato con le orecchie. Infatti da anni non ascolto più le sue cose.
Erano entrambi in abiti e atteggiamenti da scena, tanto Pelù quanto i Marlene+Maroccolo? Probabilmente sì. Ma i secondi erano assai più credibili. E anche quando reciti su un palco con una chitarra in mano c'è bisogno di un po' di credibilità. Se poi vuoi rivolgerti in eterno agli adolescenti, fasciati le natiche e dimenati. Auguri. Oggi preferisco una onesta giacca seduta su uno sgabello. Il che non significa che a 40, 50, 60 e anche a novant'anni non ci si possa dimenare con la musica. Anzi. Come dicevo, è solo una questione di credibilità.
02 maggio 2006
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3 commenti:
'azz, ho cercato di seguirlo tutto il concertone, ma i Marlene mi sono sfuggiti..... certo la tua analisi non fà una piega e Pelù ormai piu che anacronistico, mi sembra ridicolo, ho visto invece un Pino Daniele che pure stava facendo la fine di Pelù, in quartetto con Tony Esposito che ha suonato un set di tre canzoni, spettacolare, un misto tra Joe Pass e Wes Montgomery, rivalutandolo parecchio anche come musicista.
I Nomadi, ormai monumento inutile del tempo che fu.
Bennato e Britti, un pò troppo furbetti.
Mi è piaciuto parecchio Max Gazzè, e Capossela, ma avevo pochi dubbi a proposito, il rammarico aumenta, vedendo adesso la scaletta sul sito www.primomaggio.com/ ed apprendere che i MK hanno suonato dopo il tg3 e dopo lo speciale di Mannoni (pensavo che era finito il collegamento e vista l'ora sono andato a nanna) e puttana di eva me sò perso pure la de Sio e Raiz, cazzo !!!!
concordo anch'io sulla scarsa credibilità del Pelù fasciato di pelle morrisoniana tanto più se si ascoltano le sue prove da solista veramente imbarazzanti.
Ho ascoltato invece con emozione i Marlene di cui voi forse avete affossato con troppa sollecitudine gli ultimi due albums:riprendendo il discorso di Fabrizio non credo si possa suonare "Festa mesta" per tutta la vita e l'evoluzione (anche verso toni soft)mi pare comprensibile oltrechè onesta.
Certo io non sarei arrivato al completo impeccabile di Godano così come mi sarei vergognato della tenuta da Lizard King di Pelù!!!! Grande invece il mio idolo Maroccolo, lui si anima dei Litfiba che ricordo.
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