16 marzo 2007

Ai zoppi pedate negli stinchi

Ci mancava che a metà della settimana scorsa mi prendesse un bel raffreddore da brontosauro.
Non un semplice raffreddore quindi, ma un diluvio di starnuti, un oceano di muco e febbriciattole sparse qua e là.
Ci vuol ben altro mi dicevo, per abbattere una roccia che si è temprata lungo l’appennino umbro-laziale.
E quindi tiriamo innanzi, abbassiamo le immissioni nocive di tabacco e alcool e alziamo l’approvvigionamento di vitamine e acqua.
Martedì mattina è una bella giornata di sole e la macchina sembra un forno pre-estivo.
Tiro giù allegramente il finestrino con lo sguardo alla primavera imminente e ragiono con sfida: che cosa mi può succedere? Il raffreddore già ce l’ho.
E invece la mattina dopo mi sveglio con il collo completamente bloccato; un bel colpo della strega curabile solo con iniezioni che neanche mi ricordo l’ultima volta che me ne hanno fatta una (a 8 anni forse?).
Ed ora eccomi qui, inchiodato in posizione rigidamente eretta (come un manico di scopa) dal mio apparato muscolo-scheletrico.
Fidatevi, non sfidate gli dei e i loro numi.

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