Mi sta capitando sempre più spesso di notare per strada cartelloni di annunci di comparsate in discoteca di gente con nomi che non conosco corredati con foto di facce che a me non ricordano nessuno. Così, stavo per scrivere un post che ritenevo spiritoso sulla democratizzazione delle comparsate in discoteca, che fino a qualche tempo fa erano solo appannaggio di ex stelle impolverate della tv tipo, che so, Gigi Sabani, e che oggi si sono aperte invece a Cristiano Angelucci, l'ultimo in cui mi sono imbattutto oggi pomeriggio mentre ero in macchina con mia moglie. "Ma chi è 'sta gente qui", ho chiesto indicando il cartellone. "Boh", è stata la prima parte della risposta alla quale sono seguiti 4-5 secondi di silenzio e "...vuoi vedere che sono quelli di Uomini e donne?". A me "Uomini e donne" rimanda solo una cosa: Maria De Filippi, conduttrice alla vista della quale salto canale una volta oltrepassata la mia bassa soglia di tolleranza visiva e uditiva ai suoi programmi, variabile dagli 0 ai 120 secondi. Ma questi sono dettagli. La sostanza è che l'idea del post spiritoso sulla democratizzazione delle comparsate in discoteca s'è dissolta nel tempo necessario a mia moglie di dare quella risposta. In quel momento ho scoperto che i Cristiani Angelucci sono assai popolari (ho cercato su Google: c'è anche un fan club o roba del genere) e che le comparsate in discoteca, quindi, non sono affatto appannaggio di personaggi minori.
Dopo aver constatato di essere così fuori ho provato una inedita sensazione che ha mescolato orgoglio e depressione.
30 novembre 2006
29 novembre 2006
Attimi
Il mio sarà pure un chiodo fisso. Entrata dell'ufficio postale chiusa, l'impiegato mi guarda da dentro, fa no con la testa e mi indica l'orologio. Dal microfono sento la sua voce che mi dice: "E' chiuso". Guardo il cartello sulla porta, c'è scritto: orario lunedì-venerdì 8,30-13,30. Guardo nuovamente all'interno, l'orologio dell'ufficio, non il mio, segna le 13,30.
Internet alla cinese
Ieri, curiosamente, mentre La Stampa pubblicava questa intervista al ministro Fioroni inondata di critiche (qui un compendio delle critiche), Liliana Cardile informava delle peripezie dei navigatori cinesi.
La Stampa, wittgenstein, Internazionale
La Stampa, wittgenstein, Internazionale
Ci vediamo da Mario, prima o poi
I dieci migliori bar del mondo secondo il Guardian, da Parigi a Ho Chi Minh City. Oh, ce ne fosse uno italiano.
Guardian
Guardian
28 novembre 2006
L'evoluzione della specie
"Non è il più grosso che sopravvive ma quello che si adatta meglio ai cambiamenti": un articolo che a partire dalla chiusura del colosso dei negozi di dischi Tower records, ragiona sulla vendita di musica al tempo dell'mp3.
The Nation
The Nation
Nuove frontiere
Navigando sul sito dell'inglese Guardian è comparsa sullo schermo una pubblicità in lingua italiana. Non so perché ma mi è rivenuta in mente la scena di Minority report in cui Tom Cruise entra nel negozio, il lettore ottico legge il codice delle sue pupille, lo associa ad un acquisto fatto dal possessore di quelle pupille tempo addietro e fa scattare la pubblicità personalizzata della voce computerizzata che chiede: "Salve, hai ancora quel maglione..."
Musica e pubblicità
Un archivio con le canzoni utilizzate per le pubblicità televisive in Gran Bretagna e una disquisizione sul rapporto tra canzoni e spot la cui tesi è che lo sputtanamento di un artista, di un gruppo o di un prodotto nel momento in cui uniscono i loro destini dipende da una serie di concause: che canzone è, che prodotto è, com'è lo spot, eccetera. Insomma, sostiene l'autore, la birra è un conto, una banca è un altro. Ho il timore che se uno va un po' a fondo della questione, birra e banca si equivalgono. E' vero però che in genere, a pelle, è più accettato che la musica che si ama faccia da tappeto a uno spot di bevanda che a uno di conti correnti.
commercialbreaksandbeats.co.uk, Guardian
commercialbreaksandbeats.co.uk, Guardian
26 novembre 2006
Presidente
Ieri ha scelto il treno per andare in visita a Napoli, oggi ha detto che si augura che si conservi la capacità di indignarsi (ripeto: indignarsi) di fronte a una persona che muore per lavorare. Come tutti i giudizi umani, anche quello che sto per dare non ha alcunché di definitivo e lascerà il tempo che avrà trovato, ma lo formulo lo stesso: non avrei mai sospettato di vedere così bene Giorgio Napolitano nel ruolo di presidente della Repubblica.
24 novembre 2006
Standing in the shower, thinking
L'altro giorno fluttuavo in libreria. Alla fine, tra gli altri, ho comprato anche questo libro, che peraltro cercavo. A distanza di un paio di giorni dall'acquisto mi sono trovato a riflettere su come la generazione che era adolescente negli anni Ottanta stia inondando la produzione libraria di racconti e romanzi su quel periodo e ho concluso che questo è un altro dei sintomi del suo invecchiamento.
scrittomisto.it
PS: Visto che sulla questione dell'uso indiscriminato dell'inglese ho scritto un post sarcastico, mi piace far conoscere a chi non lo sapesse che il titolo in inglese che sta qui sopra è la citazione di una canzone dei Jane's Addiction, la cui traduzione suona così: "Pensando sotto la doccia". L'ho utilizzata perché la riflessione di cui sopra mi è scappata proprio sotto la doccia.
scrittomisto.it
PS: Visto che sulla questione dell'uso indiscriminato dell'inglese ho scritto un post sarcastico, mi piace far conoscere a chi non lo sapesse che il titolo in inglese che sta qui sopra è la citazione di una canzone dei Jane's Addiction, la cui traduzione suona così: "Pensando sotto la doccia". L'ho utilizzata perché la riflessione di cui sopra mi è scappata proprio sotto la doccia.
Genio o sregolatezza
Sono vagamente interdetto: ho appena sentito a W Radio 2 l'orchestra che suona dal vivo per Fiorello che ha fuso Another brick in the wall e Besame di Gigi D'Alessio.
23 novembre 2006
Senza parole
Per quello che vale.
sì, ma le mie sono morbide
solo Vasco fuma le Lucky Strike
sì, ma lui fuma quelle dure, queste hanno il 10% di tabacco barley in più
cazzate, tu vuoi comunque assomigliare a Vasco
Senza parole, direbbe quest'ultimo.
Senza parole, direbbe quest'ultimo.
In onda
La radio in rete di David Navarro. Il martedì e il giovedì dalle 19 alle 21 (ora di Los Angeles) si esibisce dal vivo da casa sua.
Spreadradiolive.com
Spreadradiolive.com
22 novembre 2006
Vexata quaestio
Normali?
Stavo per scrivere un post in cui mettevo in dubbio l'apocalittica tesi di Domenico Starnone oggi in prima pagina sul manifesto, secondo cui "tutte le manifestazioni che definiamo deviate sono la norma" e che "una deviazione è caso mai chi fa la cosa giusta, la poca gente che continua a battersi ogni giorno in situazioni difficili, anche a rischio della pelle". Stavo per scrivere che di gente che fa onestamente le sue cose e tenta di mettere dritte le cose che stanno storte ce n'è più di quanto si sospetti; che a volte sì, si soccombe ma per necessità, perché non ci si può immolare ogni volta che si nota qualcosa che non va e in alcuni casi conviene risparmiare energie per farle confluire nelle cause che hai più possibilità di vincere; che insomma, il mondo pur in mezzo a tanta altra robaccia, conserva anche cose decenti. Poi l'occhio mi è andato qui, dove ho scoperto che il fare compere è diventata un'ossessione per una sempre maggiore fetta di popolazione. E ho pensato che sì, forse - solo forse, per carità: rifuggo sempre più dalle certezze - Starnone e il titolista del manifesto hanno più di qualche ragione a sostenere che la nostra è una società fondata su una "normale devianza".
il manifesto, Repubblica.it
il manifesto, Repubblica.it
21 novembre 2006
Vicine lontananze
Due cose, che poi sono una. La prima: un titolo della Stampa di oggi in prima pagina che sottolinea, con foto, il fatto che Clio, la moglie del presidente Napolitano, si è presentata a Ratzinger senza velo in testa. Evidentemente una bizzarria (infatti ricordo che la moglie di Prodi qualche mese fa lo indossò). La seconda: un servizio del Guardian sul chiuso mondo dei mormoni, che sono cristiani e poligami. Velo? Poligami? Ma non erano esclusive islamiche?
La Stampa, Guardian
La Stampa, Guardian
20 novembre 2006
Abbigliamento
Agenda
Fate l'amore non fate la guerra s'era già sentito. Tutti insieme, planetariamente, no. Rimettete gli orologi: il 22 dicembre è il giorno dell'orgasmo globale per la pace.
sfgate.com
sfgate.com
Due perle
Dall'intervista di Repubblica al comunista italiano Diliberto sui bruciatori di manichini alla manifestazione di Roma segnalo due chicche: "Se fossero stati militanti del mio partito li avrei piegati dalle botte" e "Mah. La storia d'Italia è piena di apparati deviati che si servono della piazza, si intrufolano nella piazza... ". L'uomo è in evidente difficoltà, qualcuno lo induca a fermarsi un giro prima che faccia ulteriore male a sé e ad altri.
Repubblica
Repubblica
19 novembre 2006
Intenzioni
Non so quali fossero le intenzioni e lo stato di lucidità di chi ha bruciato manichini vestiti da soldati e ha urlato il famigerato slogan su Nassiriya alla manifestazione di Roma per la Palestina. So che di tutto si sta parlando e scrivendo da ventiquattr'ore a questa parte tranne che dei problemi dei palestinesi e so che per un certo periodo di tempo chi avanzerà dubbi su missioni all'estero e ruolo dei soldati italiani in zone di guerra verrà aggregato alla schiera degli urlatori di indicibilità. Un po' come quando cammini sul marciapiede mentre piove e il coglione di turno sfrecciando in auto ti copre della melma contenuta nella pozzanghera alla quale per motivi del tutto indipendenti dalla tua volontà ti trovi accanto.
17 novembre 2006
La demolizione di un mito
Meschino nei rapporti umani, culturalmente lacunoso e leader di un gruppo che diceva di ispirarsi alle vette del pensiero, musicale e non, ma partoriva canzonette da easy listening e ha lasciato un'eredità orrenda; morto mentre si masturbava in una vasca da bagno. John Harris descrive il suo Jim Morrison.
Guardian
Guardian
16 novembre 2006
A proposito di liste
Grazie a Non è niente, quella - chiaramente opinabile - delle quaranta migliori band americane dell'anno su cui voteranno alcuni blogger.
Non è niente, Information Leafblower
Non è niente, Information Leafblower
Dischi e dischi, canzoni e canzoni
Ascoltando musica mentre sfoglicchiavo Playlist: ci sono artisti e brani che si prestano ad essere mescolati con altri, visto che un disco intero non lo reggeresti mai. Ci sono dischi dai quali, a meno che non sei in discoteca, suona vagamente irrispettoso amputare pezzi per inserirli in un contesto che non sia quello in cui l'artista li ha partoriti.
Sopravvivere si può
Ipermercati comunitari a misura umana, pub in cooperativa che autoproducono birra, fattorie di produzione biologica gestite collettivamente. Così in Gran Bretagna alcuni piccoli centri rurali tentano di sopravvivere ricostruendo dopo aver raccattato i calcinacci lasciati alle spalle dalla desertificazione delle campagne. Pare che riescano bene, dando vita addirittura a dei modelli.
Independent
Independent
14 novembre 2006
Do you remember Danimarca?
Ooops, dice il direttore di Avvenire che la satira contro Ratzinger è fondamentalista. Libero di criticare lui, libero di pensare io che la sostanza della critica (ripeto: la sostanza, perché poi i modi sono inequivocabilmente diversi e riconosco che a volte anche i modi sono sostanza) non si discosta molto da quella che gli islamici mossero nei confronti delle celeberrime vignette danesi. Poi c'è lo strano caso del segretario che non vede le trasmissioni ma ci si scaglia contro. Penso che uscite così siano controproducenti e mi domando da cosa sia motivata questa caduta di stile tinta di revanscismo. Poi rifletto: una logica ci sarà. Solo che a me, come non poche altre cose mondane, figuriamoci quelle vaticane, per il momento sfugge.
Repubblica.it
Repubblica.it
Miope e impotente
Se non con ammirazione o invidia, guardo con curiosità tutti quelli che di fronte al video che avete fatto circolare su internet del ragazzo down che avete calpestato a scuola, si lambiccano il cervello a cercare per voi questa o quella punizione. Perché, a meno che non ci si faccia dominare solo da un desiderio di vendetta con retrogusto pedagogico, e quindi la punizione assuma una natura solo esemplare, cioè sia rivolta al pubblico che assiste e non a voi, non vedo a cosa possiate essere condannati. Ammiro o invidio, insomma, il fatto che chi si cimenta nel cercare punizioni per voi intraveda un cammino di espiazione-recupero-riabilitazione che io - e me ne dolgo davvero poiché credo sia un limite - al momento non riesco a scorgere. Perché penso che se siete arrivati così a 15-16 anni - e siete in buona compagnia, solo che non tutti sono al tempo stesso così risoluti da arrivare ai vostri livelli e ingenui da pubblicare il video delle loro porcate su internet - non è solo questione di immaturità: avete dentro un germe di indifferenza alla sofferenza e al disagio ad altissima impermeabilità che vi porta a sentire la diversità come una colpa e ad agire di conseguenza. E' un germe la cui fecondazione non è avvenuta in vitro ma nel laboratorio che rappresentano tante onorate famiglie come le vostre, con padri e madri rigorosamente eterosessuali e fondate sul sacro vincolo del matrimonio religioso. Un germe che è maturato in un teatro sociale in cui avete imparato che la prepotenza paga. Così come l'hanno imparato gli altri, quelli che si trovavano con voi accidentalmente e che fingevano di non vedere, di sicuro non approvando ma neanche intervenendo, un po' per codardia - impauriti dal vostro incedere, ché fare la fine del down vilipeso non piace a nessuno - un po' perché l'omertà è un valore non solo alle basse latitudini. Ecco, io non saprei come trattarvi: non arrivo alla cattiveria di concepire una punizione solo afflittiva e al tempo stesso il vicolo della vostra riabilitazione mi sembra cieco. Credo che se dipendesse da me sareste abbandonati a voi stessi.
Per fortuna, vostra e mia, le persone di cui siamo contornati non sono tutte né tutte miopi e impotenti come me né col cuore ibernato come voi. Per questo sono grato a chi se la sentirà di impegnarsi per aiutarvi nel duro percorso di fisioterapia cerebrale che vi toccherà affrontare.
Per fortuna, vostra e mia, le persone di cui siamo contornati non sono tutte né tutte miopi e impotenti come me né col cuore ibernato come voi. Per questo sono grato a chi se la sentirà di impegnarsi per aiutarvi nel duro percorso di fisioterapia cerebrale che vi toccherà affrontare.
10 novembre 2006
La musica al tempo di internet
Sostiene Tom Waits in questa intervista romantico-nostalgica che la musica è rovinata da Internet, iPod e mp3. Premetto che continuo ad ascoltarla quasi del tutto servendomi del "vecchio" cd e a volte addirittura del giurassico vinile, ma il ragionamento mi convince solo a metà. Sì, sono persuaso che l'iPod e l'mp3 portino ad un eccessivo usa e getta. Ma sono convinto anche che attraverso i nuovi supporti la musica è assai più libera di circolare e di arrivare alle persone che poi la consumano nella maniera che preferiscono. Certo, la magia dell'acquisto, la corsa a casa, la scartata dell'involucro e la familiarizzazione con l'oggetto attraverso i ripetuti ascolti - con tutto ciò che ne consegue - ne risultano intaccate ma niente affatto inibite. Il mondo gira, le cose cambiano e tutto sommato - è lo stesso concetto della biodiversità - se ci sono più libertà di circolazione e di ascolto ci sono anche complessivamente più possibilità per tutti. Anche a me piacciono, tanto per fare un esempio, i Sex Pistols e Keith Jarrett, ma mi guardo bene dall'inserire due brani di provenienza così differente uno di seguito all'altro in una playlist. Non riuscirei a trovare niente in contrario però se qualcuno lo facesse.
Detto questo, penso che il 17 prossimo comprerò il triplo del vecchio Tom, correrò a casa, lo scarterò, lo inserirò nel lettore e mi metterò ad ascoltarlo sul divano in compagnia di una bella birra ghiacciata. Forse nel frattempo qualcuno lo avrà scaricato dalla rete e ne avrà spezzettato le tracce mescolandole a quelle di chissà chi altro in una playlist. Il mondo gira. Di continuo.
Repubblica
Detto questo, penso che il 17 prossimo comprerò il triplo del vecchio Tom, correrò a casa, lo scarterò, lo inserirò nel lettore e mi metterò ad ascoltarlo sul divano in compagnia di una bella birra ghiacciata. Forse nel frattempo qualcuno lo avrà scaricato dalla rete e ne avrà spezzettato le tracce mescolandole a quelle di chissà chi altro in una playlist. Il mondo gira. Di continuo.
Repubblica
09 novembre 2006
Libridine #4
Daniele Boccardi
L’appuntamento con una letteratura fuori dalle righe torna a fare la voce grossa contro i bestsellers allineati al sistema editoriale del compralagentefamosachescrive.
Si sa che in Italia vendono libri solo gli analfabeti di successo ( Tralasciando Totti, la progenitura dei vari Zelig e programmi simili, i parenti di politici e starlette più o meno televisive, ex comici oggi intellettuali , ex intellettuali che oggi fanno ridere).
Ci si trova quindi interdetti di fronte ad autori che sono dei perfetti sconosciuti ma che posseggono una scrittura che ti colpisce con l’imprevedibilità di un vaso di fiori che vola inavvertitamente dal terrazzo sulla tua testa.
Niente prosa urlata per carità, né temi particolarmente alla moda, ma storie normali di gente normalissima, a volte forse pure noiosa, cioè senza niente da dire.
La provincia italiana è il teatro in cui si muovono attori ordinari in cui si riconosce una realtà immutabile e claustrofobica, che sembra parlare da sola sotto questo velo di nebbia.
Minimalismo? Epigone di Carver?
Daniele Boccardi è stato pubblicato dopo la sua morte avvenuta per suicidio nel 1993 dall’ editore a me più caro: Marcello Baraghini per Stampa Alternativa.
I testi gli erano stati inviati dal padre e lui, folgorato, ne fece immediatamente un libro.
Si chiama “Vite minime” ed è una raccolta di racconti lunghi e brevi, poesie e aforismi che danno un’idea della produzione dello scrittore toscano.
Chi è avvezzo a Carver può immergersi felice nel pathos dell’ “immobile aspettando che succeda
L’ irreparabile”, dove nulla succede ma tutto può accadere.
Sotto ci sono le storie minime vicine ad ognuno di noi: l’operatore di call center che viene truffato dalla società, la signora di facili costumi che svezza i giovani del quartiere, approcci tra una quarantenne e uno studentello, tra una professoressa e un altro studente.
Tutto finisce in un nulla di fatto. L’inerzia scrive la parola fine.
Questa è una lettura che, non so perché ma credo di essere nel giusto, consiglio a chi era adolescente negli anni ottanta e dintorni, e abbia convissuto con un certo senso di inadeguatezza rispetto a ciò che gli girava intorno.
Traslando il discorso al campo musicale verrebbe voglia di paragonare l’ambiente che scaturisce dalle parole di Boccardi a quelle degli Smiths: sembra esserci sotteso lo stesso climax di voglia di trasgressione e sentimenti di castrazione.
Daniele Boccardi è nato nel 1961 ed è morto nel 1993.
Non è certamente morto per la mancata accettazione di un libro.
Si sa che in Italia vendono libri solo gli analfabeti di successo ( Tralasciando Totti, la progenitura dei vari Zelig e programmi simili, i parenti di politici e starlette più o meno televisive, ex comici oggi intellettuali , ex intellettuali che oggi fanno ridere).
Ci si trova quindi interdetti di fronte ad autori che sono dei perfetti sconosciuti ma che posseggono una scrittura che ti colpisce con l’imprevedibilità di un vaso di fiori che vola inavvertitamente dal terrazzo sulla tua testa.
Niente prosa urlata per carità, né temi particolarmente alla moda, ma storie normali di gente normalissima, a volte forse pure noiosa, cioè senza niente da dire.
La provincia italiana è il teatro in cui si muovono attori ordinari in cui si riconosce una realtà immutabile e claustrofobica, che sembra parlare da sola sotto questo velo di nebbia.
Minimalismo? Epigone di Carver?
Daniele Boccardi è stato pubblicato dopo la sua morte avvenuta per suicidio nel 1993 dall’ editore a me più caro: Marcello Baraghini per Stampa Alternativa.
I testi gli erano stati inviati dal padre e lui, folgorato, ne fece immediatamente un libro.
Si chiama “Vite minime” ed è una raccolta di racconti lunghi e brevi, poesie e aforismi che danno un’idea della produzione dello scrittore toscano.
Chi è avvezzo a Carver può immergersi felice nel pathos dell’ “immobile aspettando che succeda
L’ irreparabile”, dove nulla succede ma tutto può accadere.
Sotto ci sono le storie minime vicine ad ognuno di noi: l’operatore di call center che viene truffato dalla società, la signora di facili costumi che svezza i giovani del quartiere, approcci tra una quarantenne e uno studentello, tra una professoressa e un altro studente.
Tutto finisce in un nulla di fatto. L’inerzia scrive la parola fine.
Questa è una lettura che, non so perché ma credo di essere nel giusto, consiglio a chi era adolescente negli anni ottanta e dintorni, e abbia convissuto con un certo senso di inadeguatezza rispetto a ciò che gli girava intorno.
Traslando il discorso al campo musicale verrebbe voglia di paragonare l’ambiente che scaturisce dalle parole di Boccardi a quelle degli Smiths: sembra esserci sotteso lo stesso climax di voglia di trasgressione e sentimenti di castrazione.
Daniele Boccardi è nato nel 1961 ed è morto nel 1993.
Non è certamente morto per la mancata accettazione di un libro.
08 novembre 2006
Belli e dannati
Vogliono riesumare la salma di Brian Jones per trovare le prove - perché chi lo propone è sicuro che le cose siano andate così - che è stato ucciso.
Guardian
Guardian
07 novembre 2006
Oltre il velo
Velo e non solo. Qui si tentano di individuare i problemi delle musulmane in Italia, che sono spesso più rilevanti di quelli affrontati dalle loro connazionali in patria.
Macchianera
Macchianera
Qualcosa s'è mosso
C'è una cosa interessante delle elezioni statunitensi di oggi: è che la guerra in Iraq è stata molto più presente in questa campagna elettorale rispetto alle presidenziali di un paio d'anni fa. Lo diceva il sondaggio che s'era citato qui e lo dice la parola d'ordine finale dei Democratici, secondo cui un voto a loro "rafforzerebbe il cambio di strategia in Iraq". Non so come possa cambiare la strategia in una situazione incancrenita come quella ma mi pare positivo che i milioni di statunitensi al voto abbiano cominciato a prendere coscienza che quella guerra lì è una cosa alla quale vale la pena di interessarsi.
Washington Post
Washington Post
06 novembre 2006
04 novembre 2006
Alle Poste
Entro, tolti gli impiegati l'ufficio è completamente vuoto. Mi dirigo verso il primo sportello. Il cassiere finisce di contare una mazzetta di banconote. Solo quando ha finito alza lo sguardo, indica accennando con la testa la macchina distributrice e chiede: "Ha preso il biglietto?".
03 novembre 2006
Una noia mortale
Berlusconi chiama Petruccioli: "Ad Annozero Santoro non mi ha fatto parlare", sulla questione si spacca il consiglio d'amministrazione della Rai, intervengono Giuliano Urbani, Renato Schifani, la palla rimandata al direttore Cappon, replica Santoro e poi ancora bla bla bla. Che due palle.
Repubblica.it
Repubblica.it
L'altro lato
Dalla penna di Welsh, Wedding Belles, cioè Trainspotting dieci anni dopo dalla parte delle donne.
Independent
Independent
La guerra è finita
"When Luba packed her suitcases to move to Berlin from St Petersburg, her friends and relatives couldn't see the attraction of settling in a country that had once tried to exterminate all its Jews. "My parents didn't want me to come here," says the 55-year-old Jewish woman, who moved to the city with her children 15 years ago". In Germania aumentano gli ebrei, quella guerra lì è davvero finita.
Guardian
Guardian
Una volta erano le compilation
Da ieri ho tra le mani questo libro, Playlist di Luca Sofri (Rizzoli): 439 pagine per "2556 canzoni di cui non si può fare a meno". A parte che degli Alarm non viene citato quello che potrebbe essere definito il loro pezzo-manifesto, Spirit of '76, e che quel po' di rock italiano dai Novanta in qua è citato solo di striscio, ci sono cose ammirevoli. Almeno due, una di carattere generale: la definitività delle cinque-dieci righe con cui vengono ritratti mostri sacri e seconde linee del pop-rock (poi sulle playlist scelte ognuno può dire la sua); l'altra sentimental-generazionale: ha a che fare col riemergere del tumulto che si provava quando vai a leggere descrizioni di canzoni cicatrizzate sulla pelle che non ascoltavi da lustri.
02 novembre 2006
Che giorno è, che anno è
"Si accendono le luci ed è già Natale". Titolo sul Corriere dell'Umbria, pagina 14, di oggi.
01 novembre 2006
Guarda guarda
Tramite Macchianera sono arrivato a questo sito il cui autore ha scannerizzato la collezione del mai troppo elogiato Cuore.
Macchianera, Unamanolavalaltra.it
Macchianera, Unamanolavalaltra.it
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