30 settembre 2006
Google generation
"What's the use of online shopping if you're permanently in the red?".
I riflettori del Guardian sulla Google-generation: molte opportunità, poche possibilità, tanta precarietà, quasi zero fiducia nella possibilità della politica di cambiare le cose e un interessante gioco delle generazioni.
Guardian
Primo ascolto
C'è il nuovo degli Sparklehorse, all'incrocio tra Deus, Sigur Ros e Portishead. Assai gradevole, forse anche di più ma sto ancora al primo ascolto. Qui i samples dei pezzi per chi si vuol fare un'idea.
29 settembre 2006
In mano a chi stiamo?
New York Times
27 settembre 2006
Nineteeneighties
25 settembre 2006
Guerra al terrorismo?
La scuola
Beppe Fioroni, ministro dell'Istruzione, Italia 2006.
Confronting the evidence
Magistrale
Esilarante
23 settembre 2006
21 settembre 2006
Le domande della vita
Piccola precisazione
19 settembre 2006
Suor Leonella
Poi
18 settembre 2006
Times they're changin'
Papa abile e arruolato
PS: pensate come dev'essere stato contento Prodi dell'ennesima puntata dello Scontro Di Civiltà andata in onda su giornali e telegiornali, che ha contribuito a distogliere i riflettori più potenti dall'affaire Telecom.
16 settembre 2006
Anno zero
Era meglio Wojtyla
Ora, Ratzinger è perfettamente al corrente della problematica illustrata da Guolo e le ire scatenatesi nel mondo musulmano sono la prova più fedele della scivolosità del terreno quale si è mosso il papa. Senza soffermarsi nel merito delle questioni poste, l'interrogativo è se in un momento surriscaldato come questo sia opportuno che un fine intellettuale come è Ratzinger se ne esca con cose del genere, essendo poi costretto a una marcia indietro repentina sia per salvaguardare l'incolumità dei cattolici in zone del mondo già difficili di per sé, sia per evitare di offrire un ulteriore motivo alle tesi di chi l'islam lo sta già utilizzando strumentalmente. Lo dipingevano come uno molto legato a Giovanni Paolo II, Ratzinger. Sulle questioni di bioetica, forse. Quanto alla politica estera, ha già innovato parecchio. Se del vecchio papa risuonano ancora i settimanali appelli alla pace e al dialogo, da questo le parole sul tema sono state scarsissime, inversamente proporzionali a quelle spese invece per giustificare seppure indirettamente - sulla base del fanatismo islamista che ammorba quelle aree - l'operato dei governi occidentali in questi ultimi orribili cinque anni nelle terre martoriate dalle guerre. Ecco perché, lo dico con la massima umiltà, forse la chiesa cattolica ha sbagliato a sceglierlo come suo rappresentante in un momento come questo. Chi avrebbe mai detto che ci sarebbe toccato di rimpiangere Wojtyla?
Coerenza e movimento
Vent'anni
14 settembre 2006
Riotta al tg1
PS: detto ciò, sono comunque convinto che il tg di Riotta sarà un po' meglio di quello di Mimun
Bolgia e incuria
11 settembre 2006
Campionato
03 settembre 2006
Libridine #3
Ora pero' occupiamoci di un autore che una volta tanto conosco bene, se non altro per averci passato insieme delle belle estati della inconsapevole infanzia.
Si, perche' il suddetto Mellini militava in una banda de regazzini rivale di quella di cui facevamo parte io e Nirva e ci si sfidava in tenzoni di allegre sassate.
Naturalmente siamo poi diventati amici.
Ma bando ai ricordi e passiamo ad oggi.
Mellini debutta per caso in un concorso letterario che si tiene nella natia Ravenna e lo vince con "Sorrisi di cartone" romanzo di ispirazione autobiografica che a me sembra a tutt'oggi una grande opera prima, con le naturali imperfezioni che si possono perdonare e con le genialita' che non ritroverai nelle prossime prove.
Di tutt'altro respiro e' quello che viene considerato il suo vero primo romanzo "Stella Rossa" per i tipi di Fernandel.
Qui i dialoghi, la lingua e la storia stessa si affinano, direi quasi si asciugano e lasciano allo scoperto i nervi vivi di chi scrive, la sua rabbia che sembra provenire dai recessi dell’anima.
Una rabbia che e' comunque rappresentativa del mondo odierno e delle realta' che Stefano frequenta, non solo dal punto di vista letterario ma anche da quello della vita vera.
L'autore e' infatti medico di strada, che si districa tra emarginazione, droga e immigrazione.
La trama in fondo è semplice: in un quartiere di città non ben identificato ma che ci immaginiamo fatto di palazzoni grigi dell’I.A.C.P, c’è una squadra di calcio di terza categoria chiamata Stella Rossa.
Al suo interno militano i giovani emarginati della zona, gente senza speranza e senza futuro, che si barcamenano tra furti, droga e, quando capita, lavori precari.
La loro squadra fino ad allora non ha mai vinto, almeno finchè non arriva Hamir, immigrato marocchino che non condivide l’attitudine violenta dei suoi compagni.
Con lui la squadra inizia a vincere ma ci mette lo zampino la burocrazia italiana che in un controllo rende il calciatore indesiderato, non in possesso del permesso di soggiorno e quindi trasferito in un C.P.T. (centro di permanenza temporanea). A questo punto i suoi compagni, in primis la voce narrante di Rocco, decidono di far evadere il loro amico. Mi fermo qui e ho detto già molto.
Dovrei dire anche del tratteggio della personalità dell’io narrante di Rocco. Ma Stefano mi guarderebbe male.
Lui non si definisce neanche scrittore e guarda a ciò che scrive come ad un rigurgito che deve espellere il più in fretta possibile, e non pensarci più. Può sembrare una presa di posizione da artista “maudit” ma vi giuro che conoscendolo posso garantirvi il contrario.
Il libro è comunque ben scritto e ti si pianta nell’anima come una freccia. Ma non sto facendo pubblicità quindi cercatelo solo se siete interessati e se volete sentire una voce autentica dai bassifondi.
Dalle alte sfere, d’altronde, non sentirete mai niente, tranne parole senza senso.
02 settembre 2006
Caschi blu
...ti vibra nelle ossa, ti entra nella pelle...
PS: l'unica differenza è che a me la cotta durava un po' più del primo mese, magari facevo trecento il primo, centocinquanta il secondo e poi a sfumare. La prima credo sia stata per "Brown Sugar" degli Stones, incontrata in una musicassetta, "Greatest hits", che un mio zio teneva in macchina e che divenne poi di mia proprietà (ancora ricordo la copertina con un quasi inedito Jagger con chitarra elettrica al collo e il colore giallo dello sfondo sul quale erano scritti i titoli delle canzoni). L'ultima l'ho presa due o tre anni fa ed è stata per un l'uno-due d'apertura del cd "Dove sei tu", di Cristina Donà: "Nel mio giardino" e "Invisibile".
Immigrant song
01 settembre 2006
Corsi, ricorsi e impareggiabili gaffeur
La febbre del maschio
Le vicenda di Hina, ammazzata dal padre perché non buona come musulmana, e Natascha, rapita a dieci anni e tenuta segregata per otto, sono così immani che la parola di chi ignora le discipline della mente è inadeguata. Se mi contraddico scrivendoci sopra è solo perché mi è capitato di ascoltare il criminologo Francesco Bruno sostenere che non è raro per il maschio coltivare il sogno di educare fin da piccola una moglie-schiava, in alcuni casi riuscendo peraltro, almeno in parte, a coronare l'aspirazione nel pieno rispetto delle regole socialmente condivise (si pensi alle spose-bambine promesse dai genitori così in voga fino a qualche decennio fa anche dalle nostre parti). Allora - pur senza smarrire l'incommensurabilità dei due episodi - mi è venuto spontaneo riflettere sul fatto che come la febbre può essere a 37° o a 40° ma è sempre con lo stesso strumento che la misuri, così nei confronti delle donne si va dalle vette della abnormità da cui sono partito in cima a queste righe allo stupro, alle violenze - quelle fisiche e quelle psicologiche dalle mille pieghe - alle barriere sociali, giù giù, fino al risolino dei gruppi di maschi-che-la-sanno-lunga e si sentono in qualche modo sempre un po' più su delle loro mogli, colleghe, conoscenti e parenti; gradi differenti di una stessa febbre, che ha i suoi cromosomi in qualcosa di ancestrale, i cui germi stanno nella testa delle persone nate con il pene. Per le quali sarebbe bene fare i conti fino in fondo con questa malattia potenziale, piuttosto che esorcizzarla di volta in volta con la pazzia e l'abisso culturale delle persone che commettono crimini indicibili. Le motivazioni variano ma in questi delitti c'è una costante: sono sempre i maschi a macchiarsene.